Biancone - Appennino nascosto

Appennino nascosto
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IL BIANCONE
Cacciatore di serpenti


 
Maestoso come un’aquila e così candido, nel piumaggio delle parti inferiori, da confondersi col cielo lattiginoso delle giornate calde.
Il biancone, Circaetus gallicus, detto anche Aquila dei serpenti, è un rapace diurno di grosse dimensioni, appena più piccolo dell’aquila reale, con la quale condivide la famiglia degli Accipitridi.

Come intuibile dal nome, la sua particolarità risiede nella dieta, costituita quasi interamente da rettili, in particolare serpenti. Per questo motivo frequenta zone con pascoli e radure, misti a boschi vetusti, dove grandi alberi, generalmente sempreverdi, fungono da ideali basi d’appoggio per il nido.





 
I bianconi sono uccelli migratori di lungo raggio, che svernano a sud del Sahara, tornando a riprodursi in Europa meridionale a primavera, per poi ripartire all’inizio dell’autunno. La loro distribuzione in Italia è a macchie di leopardo: sono circa 700 le coppie con nidificazione certa, distribuite dall’arco alpino agli Appennini, più abbondanti sul versante tirrenico. Tuttavia, date le difficoltà nell’avvistarli e nel monitorarne la nidificazione, è probabile che siano appena più numerosi.
 
Nelle Marche nidifica nei principali parchi, tra i quali il Parco Nazionale dei Monti Sibillini e il Parco Regionale Gola della Rossa e di Frasassi, ma la sua presenza è stata registrata anche in diverse zone non rientranti nelle aree protette regionali.





 
Secondo la lista IUCN il biancone è considerato vulnerabile, poiché in lieve declino numerico in diversi stati europei, sebbene in Italia sembri sostanzialmente stabile. Tuttavia, compiendo una lunga migrazione in territori non sempre monitorati, il suo reale stato di conservazione necessita di ulteriori approfondimenti.

Le principali minacce a cui sono sottoposti i bianconi sono relative alla perdita di prede e di habitat, oltre alle uccisioni illegali lungo le rotte migratorie. Le abitudini alimentari così specializzate di questo rapace fanno sì che minime variazioni possano mettere a rischio la sua conservazione: pascoli abbandonati o, al contrario sovra-sfruttati, aree prative montane e campestri cementificate riducono notevolmente la quantità di rettili. Anche le pratiche di silvicoltura possono inficiare con la nidificazione di questa specie, poiché limitano la presenza dei grandi alberi, dei quali necessita per costruire il grosso nido, perfettamente nascosto nelle fronde sempreverdi di pini e lecci.





 
Generalmente silenzioso per tutto il periodo di nidificazione, si fa notare più facilmente solo al suo arrivo, verso maggio, quando con leggeri fischi, vagamente simili a quelli dell’aquila, vola su radure e campi, in coppia o a caccia, assumendo molto spesso la tipica postura a “Spirito Santo”.
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