Giardino Naturale - Appennino nascosto

Appennino nascosto
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Corridoio ecologico in giardino
Giardino naturale, parola d’ordine: disordine



Il miglior alleato per avere un bel giardino naturale? Il disordine. Ebbene sì, perché in natura non troviamo fili d’erba tutti della stessa altezza, chiazze di fiori separate per colore, circondate da bianchi ciottoli di mare, quando siamo ai piedi della montagna. In natura troviamo siepi scompigliate, legno marcescente e zolle di terreno rovesciate dalle talpe, tra i punti di colore di fiori misti che si susseguono una stagione alla volta.
 
È chiaro che non possiamo abbandonare del tutto i nostri orti e i nostri giardini, con il rischio di non poter neppure accedervi, ma possiamo sicuramente renderli più naturali con dei piccoli accorgimenti, che ci consentano di osservare e proteggere molte specie di fauna e flora locali.


(Lucherino tra le pratoline)

 
Un angolo del giardino dove il tosaerba non riesce ad arrivare, può diventare un rifugio, un incredibile mini ecosistema da osservare e da scoprire, ma soprattutto può fungere da corridoio ecologico. Il corridoio ecologico è un’area, appositamente costruita o naturale, posta al centro di macchie di habitat, che altrimenti non sarebbero collegate tra loro; come un corridoio fa con le stanza di una casa, anche quello ecologico unisce più ambienti dello stesso paesaggio, permettendo il transito e garantendo così un flusso equilibrato di organismi viventi. I boschetti di rovi e querce basse tra un campo e l’altro, un fiume che con le sue sponde incolte attraversa la città; ma anche giardini e parchi cittadini non completamente isolati, ma in continuità con la periferia più selvaggia: sono esempi questi, prima naturali e poi artificiali, di corridoi ecologici.


(Orchidea e muscaro selvatici)

Una zolla di prato fiorito con piante spontanee ed autoctone, una siepe fitta e scompigliata, un mucchietto di rami e sterpaglie accatastati in un angolo, sono dei validi modelli: zone facili da creare e da gestire (o meglio, da gestire il meno possibile), che non contrastano con l’estetica del proprio angolo verde.


(Ramarro tra sfalci e sterpaglie)

Ricci, insetti impollinatori, uccelli, rettili ne gioveranno, a patto che vengano mantenute alcune attenzioni. Prima fra tutte quella di evitare pesticidi e concimi chimici, meno che mai veleni come l’anti-lumaca, che, oltre ad uccidere chiocciole e lumache appunto, uccide anche tutti quegli animali che se ne cibano, mettendo in pericolo quelli domestici e i bambini. Parlando di animali domestici, poi, questi non sempre sono alleati della fauna selvatica, sarebbe opportuno, quindi, controllare, per quanto possibile, che i loro stimoli ancestrali non facciano vittime. Una menzione particolare, inoltre, va alle comuni pratiche di gestione del verde, come sfalcio e la bruciatura delle sterpaglie: nel primo caso i tosaerba a lama e a filo sono estremamente pericolosi, ma spendendo qualche minuto in più per un controllo accurato della zona, prima di iniziare, scongiureremo ogni crimine; il fuoco invece può essere controllato non bruciando direttamente a terra le sterpaglie accatastate da tempo, al cui interno sicuramente alloggiano vari animali, ma eventualmente spostando un mucchietto alla volta dentro ad un camino, un barbecue o un apposito contenitore, in modo da verificarne l’interno.


(Nido di riccio sotto il tetto di un’arnia appoggiato a terra)

L’ideale comunque sarebbe quello di lasciare, come si diceva all’inizio, degli spazi circoscritti incolti e disordinati, poco curati, che rimangano tali sempre, cosicché i vari inquilini di passaggio, trovino un punto di riferimento stabile nel vostro giardino, garantendovi uno spettacolo naturale appena fuori la porta di casa e la soddisfazione di fare del bene alla natura nel vostro piccolo.


(Larva di macaone su finocchio selvatico)
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