San Verecondo - Appennino nascosto

Appennino nascosto
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Eremo di San Verecondo
Pochi metri quadri di storia e natura appena fuori da Fabriano
 
 

L’Appennino è fatto anche dalle genti che vi abitano e che vi abitavano: un adattamento reciproco tra montagna e uomo, una miscela in parti uguali di spirito e lavoro.
Non è raro imbattersi, tra boschi e prati sommitali, in piccoli edifici, ruderi di lavori passati o eremi, talvolta ricavati semplicemente nella roccia o utilizzando incavi naturali e grotte.
 


Nel comune di Fabriano, tra le frazioni di Paterno e Attiggio, su di un’altura che chiude la vallata della antica Attidium ed apre, nel versante opposto, il panorama sui colli dell’alto Esino, c’è un minuscolo eremo intitolato a S. Verecondo (“San Vergonno” per chi abita in zona).
La sua storia inizia probabilmente circa un millennio fa, tanto che la prima citazione risale al 1123. Fu dapprima dimora di monache, per poi passare alle dipendenze del Monastero di S. Silvestro di Montefano e successivamente sotto il capitolo di S. Venanzio di Fabriano. Nella sua storia più recente ha, inoltre, visto la presenza dell’ordine degli eremiti Extravagantes, nella seconda metà del 1700.
 


La forma attuale della chiesetta è molto semplice, suddivisa essenzialmente in due parti: una più moderna, con le pareti esterne murate di bianco, la porticina bassa ed una finestra appena più in alto; l’altra parte, invece lasciata a pietra, ospita l’ingresso principale, sormontato da una piccola feritoia, come quella al centro della facciata che dà verso il monte San Vicino. Il piccolo ingresso si trova, quindi, sul lato lungo e permette l’accesso all’interno, altrettanto semplice e poco illuminato: alcuni affreschi, recentemente restaurati, l’altare in legno e, a sovrastarlo, la riproduzione del trittico del Maestro di S. Verecondo, autore di cui poco è noto, sebbene sembra che abbia avuto un ruolo determinante nella formazione di Gentile da Fabriano (l’opera originale è esposta nella Pinacoteca di Fabriano).
 


Il piccolo eremo viene aperto il primo maggio di ogni anno, quando, da tradizione, gli abitanti di Paterno e di Attiggio salgono per la funzione religiosa e per momenti di convivialità.
 
Il resto dell’anno rimane comunque una tappa molto nota per trekking e mountain bike, con la possibilità di percorrere sentieri ben definiti, ombreggiati in estate dal fitto bosco di querce, carpini e frassini, con l’aggiunta di paio di panchine per eventuali soste. Dall’eremo di San Verecondo si possono raggiungere, infatti, i paesi di Attiggio e Paterno, ma anche Capretta o il Monte Vernale, intersecando percorsi stretti, tracce ed ampie carrarecce, in un cammino quasi sempre ombreggiato e suggestivo.
 
 


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